È un grande piacere partecipare al Corso per Operatore delle Società Sportive. Sebbene i miei studi e il mio lavoro abbiano oscillato tra le lingue e il marketing, ho sempre avuto una forte passione per lo sport: oltre ad aver praticato nuoto e pallavolo, un altro dei miei sport preferiti è il calcio, che seguo fin dall’età di 16 anni. Da qualche mese, oltre al mio lavoro ufficiale, ho iniziato una nuova esperienza come giornalista sempre nell’ambito sportivo, anche se un altro dei sogni che ho sempre avuto è quello di collaborare con una società appartenente a qualsiasi sport.
Nella lezione di lunedì 29 marzo si sono susseguiti ben quattro interventi. Il primo è stato quello di Simone Neri, segretario della Virtus Siena dal 2004. Il suo intervento è stato focalizzato su due aspetti: le varie mansioni svolte d
alla segreteria all’interno di una società sportiva (prendendo come punto di partenza il suo caso specifico) e l’organizzazione di un settore giovanile, la cui buona gestione (come sottolineato dallo stesso Simone) rappresenta un’ottima base per fortificare una società.
Il secondo intervento è stato di Riccardo Caliani, team manager della Mens Sana dal 2012, che ha presentato un’approfondita panoramica inizialmente sulla figura del dirigente in una società di basket, per poi focalizzarsi sul ruolo specifico del team manager dal professionismo al dilettantismo. Riccardo ci ha spiegato che si tratta di un ruolo complesso che non consiste semplicemente nel fare ciò che risulta necessario affinché il suo lavoro pratico sia ben fatto, ma anche nell’occuparsi di tutta una serie di cose che non sono tangibili e che però aiutano ad avere più chiaro il quadro complessivo. La sua personale definizione di team manager è la seguente: colui che si occupa dell’organizzazione logistica di tutte le attività che riguardano la squadra, intesa sia come gruppo che come insieme di persone.
Il terzo intervento è stato di Massimo Bianchi, professore di storia all’Università di Siena, che ha fatto alcune considerazioni sull’importanza degli archivi dello sport in Italia. E’ proprio all’interno di questi archivi, infatti, che è possibile rintracciare dei documenti che possono aiutare lo storico a svolgere la sua funzione. Come qualsiasi altra disciplina storica, anche la storia dello sport ha una sua ragione d’essere e risulta improprio l’atteggiamento di chi, per molti anni, ha ritenuto la sua storiografia ufficiale una disciplina minore.
L’ultimo intervento è stato di Saverio Battente, professore di storia dell’Università di Siena e direttore del Corso per Operatore delle Società Sportive. Battente si è soffermato su come lo sport non sia un qualcosa di statico e di fermo nel tempo, ma che nel corso degli anni è andato trasformandosi assumendo connotazioni diverse a seconda dei vari contesti storici in cui si è strutturato. Nell’opera intitolata Homo Ludens, l’autore Johan Huizinga offre una panoramica su cosa sia lo sport e della sua storia, mettendo in evidenza come lo sport stesso sia espressione della cultura della civiltà occidentale. Il viaggio di Saverio parte dall’Antica Grecia, dove lo sport era espressione della classe aristocratica e l’atleta era colui che competeva per un premio, anche se nell’immaginario di quell’epoca l’avversario non andava semplicemente superato, ma annientato come sul campo di battaglia. La tappa successiva è la Civiltà Romana, quando lo sport non era più ad appannaggio degli aristocratici, ma delle persone di umili origini, con una valenza per lo più di intrattenimento. Due elementi importanti che però, in quell’epoca, influenzarono la cultura dello sport furono l’avvento del Cristianesimo, che divenne la religione ufficiale di Roma, e il ruolo delle nationes, le nazioni, un concetto che aveva una valenza negativa in quanto vennero associate a coloro che non erano Romani (i cosiddetti barbari).
Eleonora Francini
Image by David Mark from Pixabay