Basket all’Università, con un libro e un docufilm su Gamba

di Elisabetta Antonini

Alla presentazione del volume Un Secolo di basket in Italia, seguita alla proiezione del bel docu-film di Massimiliano Finazzer Flory Un coach come padre. L’incredibile vita di Sandro Gamba”, sono intervenuti, oltre ai curatori Saverio Battente, Deborah Guazzoni e Mimmo Cacciuni Angelone, lo storico Duccio Balestracci e gli ex azzurri Roberto Chiagic e Giacomo Galanda.

Nell’introdurre i lavori il Direttore del Dipartimento di Scienze politiche e relazioni internazionali e docente di Storia contemporanea Gerardo Nicolosi, dopo i saluti, ha sottolineato il valore di incontri dedicati a un comparto così rilevante come lo sport anche per il suo ruolo sociale, esprimendo apprezzamento per l’attività di ricerca di carattere storiografico in ambito sportivo svolta da Saverio Battente e anche per la sua direzione del Corso multidisciplinare Operatore delle società sportive, cui collaborano docenti del DISPI, mentre lo stesso Battente – nel ringraziare per il contributo la  Fondazione di studi storici “Filippo Turati” e l’Editore Pacini insieme ai collaboratori, fra cui la Società italiana di Storia dello sport che hanno reso possibile la pubblicazione, nonché la FIP per il patrocinio –  si è soffermato sul ruolo della public history che avvicina alla consapevolezza dell’importanza dello sport come chiave di lettura della società  e ha spiegato così la scelta, nell’ambito della presentazione, di mettere a confronto storici e protagonisti del basket.

A sua volta Duccio Balestracci, entrando più nello specifico del volume, ne ha riassunto i contenuti premettendo che si tratta di un “grande racconto del basket” e sostanzialmente del racconto di un paese, non solo di uno sport (specie nei contributi di M. Cacciuni e di S. Battente).  Infatti ripercorrere le origini del basket, nato in versione femminile a Siena nel 1907 con un impulso americano e legato inizialmente alla ginnastica (ancora concepita come un primo avviamento all’esercizio militare), rivela la matrice di disciplina borghese, contrapposta al calcio come sport popolare, monopolizzato nella stampa e persino nell’arte letteraria e pittorica anche per l’egemonia rappresentata dalla Nazionale. Passando alle successive fasi storiche, dopo quella della fascistizzazione dello sport, Balestracci ha fatto notare come l’affermarsi nel dopoguerra del fenomeno delle ‘piccole patrie’  abbia determinato quel cambiamento riscontrabile proprio attraverso i vari saggi che testimoniano la crescita e l’evoluzione della disciplina del basket, dalla sua maggiore diffusione nel centro nord alla sua scoperta nell’Italia del boom per i suoi minori costi rispetto al calcio, senza dimenticare comunque la sempre crescente importanza delle sponsorizzazioni e i suoi molteplici riflessi. In proposito ha richiamato ad esempio la citazione del caso Michel Jordan e il suo rapporto con la Nike che ha rivoluzionato persino le tenute sportive dei giocatori di basket. La conclusione finale del relatore è stata che le risultanze del volume complessivamente dimostrano, in sintesi, che il basket ha segnato i ‘significanti’ della storia come narrazione di una nazione, di un popolo, di una cultura nazionale.

Collegato da remoto, Giacomo Galanda ha anzitutto ringraziato l’Università di Siena per l’organizzazione di iniziative sul basket, evidenziando la funzione importante di testimonianza della storia di questa disciplina sportiva. Nel ricordare il grande giocatore e poi coach della Nazionale Gamba ha rilevato che oggi il mondo dello sport sta forse dimenticando come si è arrivati a risultati di lungo periodo attraverso le imprese sportive e a proposito della esperienza personale ha richiamato i propri esordi in cui è stato fondamentale lo spirito di squadra che animava un gruppo di amici appassionati di pallacanestro. Ha quindi avvertito che attualmente tra i giocatori c’è troppa fretta di crescere, ispirandosi a modelli irraggiungibili quando invece occorre recuperare l’idea di costruire legami, lavorando e allenandosi per scoprire nel tempo quali sono le proprie capacità valorizzabili al meglio.

L’intervento di Roberto Chiagic, atleta ancora in attività pur in serie minori e autore di un saggio sulla nascita del professionismo, si è concentrato su questo tema, avvalendosi dei suoi trascorsi sportivi per testimoniare i cambiamenti nel basket, che lui stesso ha vissuto durante la lunga carriera, nel percorso da sport non professionistico a quello professionistico e in altri passaggi significativi quali l’approdo dei giocatori stranieri nei campionati italiani. Proprio riguardo al suo approccio allo sport ha ricordato di avere iniziato casualmente a giocare a pallacanestro per via della sua altezza ma di avere poi sviluppato una grande passione capace di fargli superare fatiche e rinunce indicando che questa deve essere sempre la spinta principale per intraprendere la pratica agonistica.

Una delle curatrici del volume Deborah Guazzoni della Società italiana di Storia dello Sport, da remoto ha infine messo in rilievo come in occasione del centenario della FIP sia stata avvertita la carenza di studi storiografici su una disciplina come la pallacanestro -meno attenzionata rispetto ad altre- e quindi l’esigenza di superare tale lacuna, considerando il carattere formativo e le implicazioni socio-culturali proprie del basket.  Ha quindi ringraziato i vari collaboratori per il significativo apporto alla realizzazione del volume che a parere di un altro curatore, Mimmo Cacciuni Angelone, che in chiusura ha tenuto ad esprimere a sua volta l’apprezzamento per l’attività di coordinamento di Deborah Guazzoni, non rappresenta la semplice raccolta di relazioni scollegate fra di loro, ma un lavoro organico frutto di riflessioni su temi suscettibili di ulteriori approfondimenti.